Scambi(o) di doni

In occasione delle Feste, abbiamo deciso di esplorare le tradizioni legate allo scambi(o) di doni, facendo un lunghissimo viaggio sulle ali delle parole, tra i continenti e le culture sparse sul nostro Globo, tra passato e presente.

L’antropologo e sociologo Marcel Mauss identificava nello scambiarsi doni un modo per legarsi agli altri: un gesto libero con cui decidiamo di regalare un pezzetto della nostra identità alle persone che amiamo. I significati sottesi a questa pratica si trasformano nel tempo e si adattano ai popoli, dando vita ad usanze mutevoli e disparate.

Nella prima tappa del nostro peregrinare, ci fermiamo per una sosta nell’Antica Roma. Una delle tradizioni romane più simili a ciò che oggi celebriamo come il Natale sono i Saturnali, un ciclo di festeggiamenti in onore del dio Saturno, svolti durante il mese di dicembre. Il mito di Saturno è legato all’Età dell’Oro, in cui il regno, sotto il governo della divinità, si sarebbe trovato in una condizione di beatitudine e abbondanza: in una Primavera perpetua, di terreni fertili, vigeva la totale uguaglianza fra gli esseri umani, senza guerre né odio.

[…] Inizierà questa età splendida […] Per te o fanciullo la terra senza che nessuno la coltivi, effonderà i primi piccoli doni, l’edera errante qua e là con l’elìcriso e la colocàsia con il gaio acanto. Le capre da sole riporteranno gli uberi colmi di latte, e gli armenti non temeranno i grandi leoni. La stessa culla spargerà per te soavi fiori. Svanirà anche il serpente, svanirà l’erba insidiosa di veleno, e dovunque nascerà l’amomo di Assiria.

Virgilio, Egloga IV

In ricordo di questi presunti tempi lontani, durante le giornate dei Saturnali la gerarchia dei ceti sociali era invertita, agli schiavi era concessa la più totale libertà e si realizzavano banchetti sontuosi, con sacrifici propiziatori e scambi di doni, spesso candele, noci, datteri e miele. Insomma, questa pratica antica incorpora una visione dello scambio volta a nutrire rapporti di convivialità, nella celebrazione sognante di un mondo diverso, fatto di parità e uguaglianza.

Facendo un gigantesco salto spazio-temporale, ci spostiamo nelle coste nord-occidentali del Pacifico, vicino a Stati Uniti e Canada. Qui abitano numerose tribù di Nativi Americani, che praticano tutt’oggi rituali molto peculiari, detti Potlatch. Ciò che caratterizza questi riti è la distribuzione di doni da parte di un personaggio di prestigio ai membri della propria tribù, in quantità proporzionale alla classe sociale di appartenenza. Il significato di questo gesto risiede nella dimostrazione alla comunità della propria ricchezza, strumento di affermazione del proprio rango sociale. Questa pratica ci suggerisce una visione del mondo diversissima da quella a cui siamo abituati in Occidente, dove il prestigio è legato all’accumulo, nel tempo trasformatosi in un’economia di mercato. In queste tribù, al contrario, la ricchezza non ha una natura esclusivamente economica, bensì ha una dimensione sociale e, soprattutto, è legata specificamente allo scambio. Mauss ha definito questo concetto economia del dono, a sottolineare quanto per queste popolazioni sia cruciale il gesto del dare, anziché lo status del possedere.

Spostandoci nel continente Africano, è bene fare una breve premessa. Riferendosi alle popolazioni africane, si utilizzano spesso termini generali, come se si stesse trattando di una massa indistinta di popoli e culture. In realtà, i tessuti sociali di ciascuna popolazione hanno caratteristiche a sé stanti, che tuttavia è spesso difficile conoscere. Per questi motivi, è bene specificare che le tradizioni di cui si riporta qui riguardano perlopiù le popolazioni africane di religione cristiana e di lingua anglofona.

In alcune tradizioni africane, il gesto del donare non riguarda specifiche celebrazioni religiose, come ad esempio il Natale, bensì eventi estremamente legati a una dimensione quotidiana (come la nascita di un bimbo, o la morte di una persona cara). Donare ha, infatti, una potenza simbolica fortissima, che riguarda la costruzione di un legame solidale con gli altri. L’abitudine di creare queste relazioni non è confinata ai componenti della propria famiglia e si estende ai membri della comunità intera. Al contrario dell’esperienza occidentale, che sembra sempre più radicata nell’individualismo, le popolazioni africane vivono la propria identità nella collettività, e questo si riflette nelle tradizioni legate allo scambio di doni. I regali in questione sono spesso elementi di utilizzo comune, come il cibo, ma ciò che rappresentano va ben oltre la loro materialità: si tratta di un gesto che, implicitamente, dice io sono qui per te. Insomma, nello scambio gli oggetti si fanno legami, relazioni e intrecci.

La differenza sta proprio nell’attivazione del circuito. Il baratto mercantile è un semplice scambio tra due commercianti senza l’utilizzo del denaro. In questo caso, invece, tra gli individui che si scambiano beni e servizi, si consolida sempre di più un legame di solidarietà che rafforza il circuito stesso. In pratica il bene viene rimpiazzato dal legame.

Marcel Mauss, Saggio sul dono

Bronislaw Malinowski, nella monografia etnografica Argonauti del Pacifico Occidentale, parla del kula, un rito tipico delle isole Trobiand. Le popolazioni di queste isole, che formano un cerchio chiuso nel Pacifico occidentale, praticano un complesso e rigido scambio di doni, che ha anche forte valore simbolico. In lunghissimi viaggi delle canoe trasportano due tipi di dono: i soulava, collane di conchiglie rosse e i mwali, braccialetti di conchiglie bianche. Il primo tipo di dono viene scambiato in un viaggio percorso in senso orario, il secondo in un viaggio di direzione inversa. Dunque, lo scambio può avvenire solo tra oggetti diversi: braccialetti per collane e viceversa. L’obiettivo implicito dei kula è quello di instaurare rapporti di fiducia tra gli abitanti dell’arcipelago, base necessaria dello scambio materiale: durante il viaggio, infatti, avviene anche un commercio meno simbolico, che riguarda oggetti ed alimenti di uso comune.

A conclusione del nostro viaggio, è chiaro come lo scambio assuma significati profondi, che riguardano l’intrecciarsi di identità e persone. Ed è esattamente questo ciò che cerchiamo di costruire attraverso il nostro festival: Scambi vuole creare una nuova cultura, che vede nell’interazione tra persone, esperienze ed idee la sua fonte di crescita. Riscoprire i significati di usanze molto diverse da quelle con cui ci confrontiamo comunemente può essere un’occasione di arricchimento, perchè leggiamo con occhi diversi le nostre azioni, attribuendo loro nuovi significati.

Per festeggiare in stile Scambi il Natale, tra doni, viaggi nel tempo, vestiti da far rivivere, bevande calde e biscotti, musica dal vivo e molto altro, il 27 dicembre, la Pigna di Sanremo, dalle 15 in poi, sarà popolata dai partecipanti di Scambi Present(a).

Tutte queste esperienze legate allo scambio, lontante nel tempo e nello spazio, ti hanno fatto venire voglia di cimentarti nel dono? La lotteria di beneficenza, che inizierà alle 16:30, è pronta ad accogliere i tuoi desideri! Puoi contattarci, fino al 23 dicembre, per avere informazioni su quando e dove portare i futuri premi.

Per seguirci nel nostro viaggio nel tempo, vieni a trovarci alla Pigna per Scambi Present(a), e nel frattempo seguici su Instagram, per scoprire mano a mano cosa ti aspetta.

Condividi