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presentazione

L’illusione di Ceci

Vogliamo ripensare tutte quelle interconnessioni che ci uniscono, creando uno spazio che permetta di guardarsi davvero negli occhi senza opinioni infondate e superstizioni.Vogliamo dare voce a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e permettere agli altri di ascoltarli lontano dai rumori e le distrazioni della vita quotidiana.

  • Autore articolo Di Cecilia
  • Data dell'articolo 10 Giugno 2021
  • 1 commento su L’illusione di Ceci

In quanto esseri umani, siamo inconsapevolmente avvolti da un’infinità di relazioni sociali, che pezzo per pezzo ci definiscono. Chi siamo, da dove veniamo, che cibo troviamo in tavola la sera, se e come abbiamo studiato sono punti cruciali della nostra identità, i cui meriti (o colpe) non dipendono quasi mai da noi.

Tante delle cose in cui ci identifichiamo hanno origini ben più antiche e più remote di quanto si creda. A scuola ci insegnano che il caffè, i pomodori, le arance sono arrivati nel nostro continente attraverso rotte commerciali, ma con loro viaggiavano anche innovazioni, conoscenza e credenze religiose. Fanno parte di una serie interminabile di scambi le cui tracce rimangono nella cultura, nella lingua, nei pregiudizi che definiscono prima di noi ciò che è bene o male. Ci aiutano a concepire tutta la complessità che esiste nel mondo, fornendoci contenitori già pronti in cui classificarla. Ma fidarsi ciecamente di queste semplificazioni è pericoloso.

Infatti, la storia è diventata un racconto di avventure nell’ignoto e di posti misteriosi, perché i nostri antenati europei hanno avuto il privilegio di poter ignorare la prospettiva degli altri, per i quali erano loro ad essere stranieri. E questo privilegio è ancora oggi la base del nostro concetto di scambi culturali e del modo in cui ci affacciamo sull’inesplorato. Ci impedisce di creare un vero dialogo. Scambi festival vuole anche questo: ripensare tutte quelle interconnessioni che ci uniscono, creando uno spazio che permetta di guardarsi davvero negli occhi senza opinioni infondate e superstizioni. La nostra illusione è che sia possibile dare voce a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e permettere agli altri di ascoltarli lontano dai rumori e le distrazioni della vita quotidiana.

Sono Cecilia, seguo Studi Internazionali a L’Aja e sono appassionata di tante cose che normalmente non stanno bene insieme: sostenibilità, scrittura, musica e semplicemente ascoltare. Però ho trovato il mio posto nel festival, dove mi occupo del blog, di alcuni Pinoli (le attività collaterali che avranno luogo alla Pigna) e dove offro a tutti osservazioni non richieste sulla sostenibilità o meno delle loro proposte. Spero che riusciremo ad incontrarci di persona ad Agosto, dove mi troverai sommersa da una montagna di vestiti di seconda mano per un Pinolo (stay tuned!), o a scrivere sul blog con un computer di qualche secolo fa. Non vedo l’ora di scoprire quale sarà il tuo speciale contributo a quattro giorni di laboratori ed eventi di cui proprio noi siamo la linfa vitale.

  • Tag avventura, dialogo, Pinoli, pregiudizi, privilegio, relazioni, scambi, semplificazione, società, storia

Di Cecilia

Cecilia è un'incostante e troppo critica sanremese a l’Aja. Frequenta International Studies, si occupa delle attività internazionali di Scambi e non sa mai cosa cucinare per cena. È sempre in ritardo ed è interessata a tutto quello che riguarda la sostenibilità, perché condivide questo pianeta con un sacco di belle persone ed è sicura che le prossime generazioni si meritino almeno una possibilità di essere ancora meglio.

Visualizza archivio →

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Una risposta su “L’illusione di Ceci”

Luigidice:
24 Giugno 2021 alle 15:34

L’illusione di Ceci è la speranza di nonno Luigi, che ha due nipoti in UK e due in Spagna.
Non posso spiegare perché in un commento su un Blog, che purtroppo fa rima con Fog 😉
Potrei spiegarlo solo aprendo un dialogo, sia offline sia online.
Per avviarlo cerco di usare un sito web come se fosse un programma Fortran degli anni sessanta, con un diverso scopo da quello di allora.
Ci provo da anni e, visto che non ci si riesce, forse m’illudo.

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