In quanto esseri umani, siamo inconsapevolmente avvolti da un’infinità di relazioni sociali, che pezzo per pezzo ci definiscono. Chi siamo, da dove veniamo, che cibo troviamo in tavola la sera, se e come abbiamo studiato sono punti cruciali della nostra identità, i cui meriti (o colpe) non dipendono quasi mai da noi.
Tante delle cose in cui ci identifichiamo hanno origini ben più antiche e più remote di quanto si creda. A scuola ci insegnano che il caffè, i pomodori, le arance sono arrivati nel nostro continente attraverso rotte commerciali, ma con loro viaggiavano anche innovazioni, conoscenza e credenze religiose. Fanno parte di una serie interminabile di scambi le cui tracce rimangono nella cultura, nella lingua, nei pregiudizi che definiscono prima di noi ciò che è bene o male. Ci aiutano a concepire tutta la complessità che esiste nel mondo, fornendoci contenitori già pronti in cui classificarla. Ma fidarsi ciecamente di queste semplificazioni è pericoloso.
Infatti, la storia è diventata un racconto di avventure nell’ignoto e di posti misteriosi, perché i nostri antenati europei hanno avuto il privilegio di poter ignorare la prospettiva degli altri, per i quali erano loro ad essere stranieri. E questo privilegio è ancora oggi la base del nostro concetto di scambi culturali e del modo in cui ci affacciamo sull’inesplorato. Ci impedisce di creare un vero dialogo. Scambi festival vuole anche questo: ripensare tutte quelle interconnessioni che ci uniscono, creando uno spazio che permetta di guardarsi davvero negli occhi senza opinioni infondate e superstizioni. La nostra illusione è che sia possibile dare voce a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e permettere agli altri di ascoltarli lontano dai rumori e le distrazioni della vita quotidiana.
Sono Cecilia, seguo Studi Internazionali a L’Aja e sono appassionata di tante cose che normalmente non stanno bene insieme: sostenibilità, scrittura, musica e semplicemente ascoltare. Però ho trovato il mio posto nel festival, dove mi occupo del blog, di alcuni Pinoli (le attività collaterali che avranno luogo alla Pigna) e dove offro a tutti osservazioni non richieste sulla sostenibilità o meno delle loro proposte. Spero che riusciremo ad incontrarci di persona ad Agosto, dove mi troverai sommersa da una montagna di vestiti di seconda mano per un Pinolo (stay tuned!), o a scrivere sul blog con un computer di qualche secolo fa. Non vedo l’ora di scoprire quale sarà il tuo speciale contributo a quattro giorni di laboratori ed eventi di cui proprio noi siamo la linfa vitale.