Chi sono? Cosa faccio?
A queste due domande composte da due parole l’una potrei rispondere in svariati modi: potrei prendere in prestito arie d’amore, ma no, non sono né un poeta né tantomeno mi chiamo Rodolfo. Potrei dire chi sono stata e chi non sono stata, come mi vedevo e non mi vedevo ma, purtroppo o per fortuna, i verbi delle due semplici domande sono coniugati al presente, e allora al presente rispondo.
Il mio nome è Chiara, e confesso fin da subito che questo nome non l’ho scelto io, e che mi calza bene adesso, alla vibrante età di venticinque anni. Studio all’Università di Venezia, quando c’è acqua alta metto gli stivali di gomma, quando non c’è mi siedo in fondamenta e ne osservo il suo lento e ampolloso scorrere, il mio colore preferito è l’arancione, sono un’interprete di Lingua dei Segni Italiana, reputo la traduzione un atto d’amore nei confronti di due lingue differenti, indosso il rossetto rosso anche alle nove del mattino, invento storie che attendono di essere narrate e ascoltate, spesso se sentite un ticchettio di tacchi, i tacchi sono i miei.
Ah, dite che devo parlare del festival? È iniziato tutto con una telefonata… e adesso sono due anni che ci telefoniamo, è una costante che spesso aiuta.
Cosa faccio in Scambi? Mi occupo di accessibilità, almeno ci provo. Per me l’accessibilità non si garantisce con una rampa, un’interprete o un segnale sonoro. L’accessibilità che ho in mente, e che proveremo a realizzare a Scambi è l’eliminazione della scala!
Stai ancora pensando a tutte le domande alle quali non ho risposto?
Sono Chiara, il resto? Vieni a Scambi per scoprirlo!