Il Minotauro è probabilmente una delle creature più popolari della mitologia greca. Secondo il mito, nacque dall’unione di un toro donato da Poseidone a Minosse e Persifae, moglie di quest’ultimo, in preda ad una frenesia erotica suscitata dal dio dei mari, adirato per una promessa infranta dal re di Creta. Dacchè la nascita stessa del Minotauro è un prodotto della bestialità e degli istinti più biechi e la sua esistenza un abominio posto al confine fra uomo e animale.
La disumanità di questa creatura è accentuata soprattutto dal suo aspetto fisico: il corpo è umano fino al collo, ma la sua testa è quella di un toro. Da ciò nasce spontaneo dedurre che il suo cervello, sede dell’intelletto, sia quello di una bestia. Egli, quindi, non reagisce al mondo esterno ragionando, ma muovendosi con irrazionalità e istinto: caratteristiche in gran parte demonizzate dalla letteratura e dalla filosofia antica e moderna.
Di fatto bisogna vergognarsi della spontaneità, e dell’istinto, sopprimerli e giudicarli quando vengono espressi dall’altro affinchè capisca quanto essi siano sbagliate, come bisogna vergognarci della creatura che le incarna.
Allora il Minotauro viene racchiuso nel labirinto, dove lo si nasconde e isola, dove gli si permette di esistere lontano da tutto e tutti, abbandonandolo inconsapevole del mondo e di sè stesso.
Questa concezione del Minotauro come mostro abominevole, sede di istinti primordiali da celare e possibilmente ammazzare viene protratta attraverso i secoli: ne è la prova il ruolo che la creatura assume nel canto XII dell’Inferno della Divina Commedia, ovvero quello di guardiano del girone degli Iracondi. Dante ne accentua il cieco istinto rabbioso, che spinge il Minotauro ad autolesionarsi mordendosi le carni confondendo a prima vista Dante con Teseo.
Anche per i Surrealisti egli è la morte e il selvaggio erotismo che deve essere affrontato per uscire dal labirinto. Tuttavia Si può notare anche un emergente concezione positiva del mito in seno alla corrente: il viaggio dentro il labirinto è una metafora del viaggio dentro se stessi.
La riabilitazione della figura mitologica avviene attraverso l’opera il Minotauro di Friedrich Dürrenmatt del 1985: lo scrittore esistenzialista stravolge il mito, ponendolo attraverso il punto di vista di un Minotauro solo, ingenuo, che non ha mai conosciuto nessun altro se non la sua miriade di riflessi negli specchi del labirinto in cui ha sempre vissuto. Il Minotauro di Dürrenmatt è quindi un essere naïf che prova curiosità mista ad emozione la prima volta che vede Arianna nel labirinto e con cui avvia una danza colma di gioia. Tuttavia la gioia traspare solo dalla creatura mitologica, Arianna invece è atterrita, danza animata dalla paura per l’incontro con questo essere imprevedibile e sconosciuto al mondo. La spontaneità del Minotauro lo conduce poi alla morte, mentre abbraccia un Teseo con una maschera da toro, indossata per ingannare argutamente la creatura.
Il Minotauro di Dürrenmatt è la base di The Human Thread, il laboratorio di Scambi 2021 organizzato da Leonardo Venturi: l’obiettivo è stato scoprire il Minotauro interiore di ogni partecipante attraverso l’arte performativa.
Il processo è stato bidirezionale, mettendo in contatto il singolo partecipante con il proprio Minotauro interiore tramite l’auto analisi delle proprie sensazioni, e spingere ogni singolo partecipante a far emergere i Minotauri degli altri attraverso la condivisione delle proprie impressioni.
I partecipanti, che spaziavano dal bambino della scuola primaria all’anziana signora, hanno quindi riscoperto il proprio nucleo di istintività che viene plasmato dalle nostre sensazioni, ma costantemente intrappolato dagli schemi sociali a cui siamo quotidianamente sottoposti. Le convenzioni sono state demolite attraverso i processi base della performace art: l’interazione pubblico-artista si è strutturata rendendo i partecipanti artefici delle varie performace e ascoltatori attivi durante la condivisione delle reciproche emozioni e libere associazioni; il corpo è stato attivamente utilizzato, sebbene compiendo movimenti base per venire incontro alle capacità motorie di tutti; il tempo è stato quello utile al precesso euristico collettivo; lo spazio utilizzato come occasione di condivisione e di ascolto reciproco.
Punto focale del processo di scoperta è stato appunto il binomio condivisione-auto analisi: the Human Thread è riuscito a creare un rarissimo spazio in cui ognuno era incaricato di ascoltarsi, di comprendere le proprie associazioni dettate dagli istinti e di ascoltare l’autoanalisi di ogni partecipante. Questa prassi è impossibile, o quantomeno rara al giorno d’oggi, in cui i ritmi sociali vertiginosi ci obbligano a comprendere ciò che ci accade all’esterno, lasciando poco spazio per osservare ciò che avviene dentro di noi. Le norme sociali, ancorpiù, inibiscono la nostra spontaneità e le aspettative altrui ci portano a tenere per noi molto di ciò che la nostra mente crea.
The Human Thread è stato capace di portare a galla quel nucleo informe, che a volte può fare paura, ma dominato dalla spontaneità incommensurabile che costituisce il nostro Minotauro, e ha spinto a fare in modo che esso rimanesse a galla, donando strumenti per aiutarlo a sopravvivere al di fuori del labirinto degli specchi.
Questo articolo è parte di una serie di “Cartoline” che racconteranno i laboratori di Scambi 2021. Se vuoi saperne di più e rimanere aggiornato, segui il nostro Blog e le nostre pagine social, oppure scrivici!