Mentre il governo polacco continua ad accogliere milioni di migranti ucraini, a pochi chilometri di distanza chi fugge da altre guerre continua ad essere respinto. E a morire.
Il primo luglio la Polonia ha finito il suo muro Anti-migrante, alto 5.5 metri e dotato di telecamere, costruito lungo il confine con la Bielorussia (circa 186km).
La Polonia racchiude perfettamente l’ipocrisia e la doppia faccia dell’Europa, carina e simpatica a favor di telecamera.
A settembre 2021 la Polonia ha dichiarato lo stato di emergenza, in questo modo ha semplificato molte delle sue operazioni disumane nei confronti di questi migranti, come imprigionare chi riesce a superare il confine, picchiare chi tenta di farlo, lasciar morire persone assiderate e ferite, comprese donne incinte e bambini. In più, è stato vietato l’accesso a giornalisti, medici e volontari.
Il muro che la Polonia ha costruito è costato la bellezza di 400 milioni di euro, più di dieci volte il budget nazionale per i rifugiati.
Come sono stati accolti i milioni di rifugiati ucraini in Europa e in particolare in Polonia?
Per la prima volta è stata attivata la direttiva sulla protezione temporanea che la Commissione europea ha a disposizione dal 2001. Non è successo nel 2015 con i rifugiati siriani, e nemmeno nel 2021 con i rifugiati afghani.
Durante i primi giorni di guerra, con i rifugiati che raggiungevano in massa il confine polacco, la BBC ha documentato che gli uomini e le donne nere venivano messi in file diverse.
Queste persone, prettamente studenti, sono rimasti fermi per decine di ore. Molti hanno preferito tornare indietro.
Di fronte a tutto questo, come si può elogiare la Polonia?
Di fatto, accettiamo che al confine tra Bielorussia e Polonia i bambini muoiano di freddo e di fame, accettiamo che migliaia di persone vengano trattate come carne da macello politica, ma pensiamo di proporre sanzioni alla Russia “in base al numero di bambini uccisi”.
E di questi bambini? Chi ne pagherà il prezzo?
Ci siamo davvero già scordati di Alan Kurdi?
L’ipocrisia europea sta nel sperare che queste persone muoiano nel silenzio ma piangere se il loro cadavere raggiunge le nostre coste.
E questo fa schifo.
Il confine tra Bielorussia e Polonia è solo uno dei tanti punti “caldi” per i migranti. Nel laboratorio di Scambi dell’edizione precedente, Migrazione e Vulnerabilità, abbiamo affrontato la questione: il video riassunto del laboratorio lo travate sul nostro profilo Instagram, uscito in contemporanea con questo articolo. Il laboratorio è stato tenuto da Christian Papini, direttore della Caritas Intemelia di Ventiglia e Simone Alteriso, coordinatore di Diaconia Valdese.
Questo articolo è parte di una serie di “Cartoline” che racconteranno i laboratori di Scambi 2021. Se vuoi saperne di più e rimanere aggiornato, segui il nostro Blog e le nostre pagine social, oppure scrivici!