Il mistero di Ale

L’ultima volta che scrissi un articolo fu per il giornalino della scuola, alle elementari. Allora mi spiegarono la regola giornalistica delle 5W: Who? What? When? Where? Why?, la prima delle quali traduce la domanda Chi?. Oggi voglio rimanere fedele all’insegnamento, e cominciare, quindi, con una presentazione super professionale.

Il mio nome è Alessandro, ho 21 anni e sono studente di Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino. Potrai pensare che passi molto del mio tempo alla tastiera, ma in realtà ho molte altre passioni, anche se non sono mai riuscito a coltivarle tutte come vorrei.

Per esempio, mi ha sempre appassionato la connessione tra il corpo e la mente. Quella umana racchiude in sé tantissimi misteri che, nonostante migliaia di anni di medicina, restano accuratamente celati allo scibile umano. Eppure, nel corpo tutto sembra funzionare sotto ai nostri occhi stupiti. Ecco, forse è questo gigantesco busillis che mi affascina, come se fosse la prova tangibile che la magia esiste.

Potreste chiedere: sì, ma cosa speri di risolvere tu se nemmeno le più grandi menti ne sono venute a capo?; e fate bene, perché in effetti sono ben poche le volte in cui riesco a capirci qualcosa. E anzi, forse, tra le cose più importanti che ho compreso, c’è proprio il fatto che l’eterogeneità del pensiero delle persone rende pressoché impossibile il tentativo di ricostruire il puzzle che compone l’incredibile mistero della sinergia della mente e del corpo umano.

Ma nonostante tutto, ho una teoria.

L’ho maturata proprio scrivendo alla tastiera, durante i miei pochi anni di esperienza nella programmazione. Infatti la scrittura di un programma consiste essenzialmente nel tradurre in caratteri, attraverso le dita, ciò che il pensiero cerca di teorizzare con fatica. La crescita e il miglioramento di un programmatore sono soggetti a moltissime variabili, che dipendono soprattutto dalla persona stessa e dal suo modo di affrontare i problemi per cercare di risolverli.

Questo mi ha portato ad apprezzare sempre di più l’importanza di conoscere se stessi e le vie misteriose che il cervello di ognuno ha per esternare i suoi pensieri più reconditi. Ecco perché ho deciso di unirmi al progetto di Scambi: ritengo che il dialogo e l’incontro costituiscano la base fondante della conoscenza di noi stessi. E questa è una consapevolezza che può aiutarci molto, sia nel capire la nostra mente che nel plasmare il nostro futuro.

D’altronde, persino il dio greco Apollo esortava gli esseri umani dicendo loro γνῶθι σαυτόν (conosci te stesso); probabilmente, Scambi non potrà condurti alla beatitudine divina di Apollo, ma di sicuro possiamo darti un’opportunità. Ti aspetto!

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